Restauro della pala d'altare raffigurante "Santa Chiara nell'atto di proteggere la Valpolicella" Opera datata 1694 e firmata di Alessandro Marchesini (1633/1738) ubicata nella  "Chiesetta di Santa Chiara" in Piazza Ara della Valle, Comune di San Pietro in Cariano (VR)

Bene mobile vincolato Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico per le Provincie di Verona, Vicenza, Rovigo.

Committente e proprietario:

Comune di San Pietro in Cariano (Verona)

Progetto, Direzione Lavori, Relazione storiografica:

Architetto Roberto Brigo

Impresa Affidataria:

Compagnia della Pietra di Quagliardi Marco Restauro Beni Artistici e Architettonici -BUREAU VERITAS ISO 9001 - SOA laghi 1025/57/01

Indagine riflettografica all'infrarosso e indagine radiografica:

TSA s.r.l. - Tecnologie Scientifiche Applicate di Padova  - Relatore Dott. Pietro Rosanò:

Analisi micro stratigrafica su campioni eseguita con Microscopia in luce riflessa (RLOM) e in luce ultravioletta (UVOM, analisi al microscopio elettronico  ESEM, analisi alla microsonda elettronica ( EDS), analisi micro spettrofotometrica all'infrarosso ( FTIRM)  in modalità ATR o  riflessione sugli strati significativi. 

C.S.G. PALLADIO s.r.l. Coordinatore dott. Fabio Frezzato

 

FASI OPERATIVE DEL RESTAURO DELL'OPERA

  • Progetto Preliminare (Delibera della Giunta Comunale n. 18 del 09 febbraio 2007)
  • Autorizzazione Soprintendenza (11 dicembre 2008 prot. n° 4314)
  • Indagine riflettografica all'infrarosso e indagine radiografica (29 gennaio 2008)
  • Progetto Definitivo (17 marzo 2008)
  • Inizio Lavori (23 marzo 2009)
  • Rintelatura o foderatura (Aprile 2009)
  • Rintelaiatura (Maggio 2009)
  • Rimozione delle veline protettive (Giugno 2009)
  • Restauro della grande cornice (Giugno/ Luglio 2009)
  • Prima Variante In Corso D'opera, analisi  micro stratigrafica (7 settembre 2009)
  • Autorizzazione Soprintendenza analisi  micro stratigrafica (25 settembre 2009 prot. n° 3380)
  • Seconda Variante In Corso d'Opera analisi  micro stratigrafica (25 novembre 2009)
  • Autorizzazione Soprintendenza analisi  micro stratigrafica  (30 dicembre 2009 prot. n° 4833)
  • Restauro pittorico del dipinto (Settembre 2009)
  • Pulitura, Rimozione delle ridipinture, Consolidamento del colore, Fermatura del colore, Reintegrazione pittorica (Gennaio 2010)
  • Terza Variante In Corso d'Opera (10 marzo 2010)
  • Autorizzazione Soprintendenza collocazione definitiva (1 giugno 2010 prot. n° 2567)


"Santa Chiara nell'atto di proteggere la Valpolicella" di Alessandro Marchesini

 Pala d'altare firmata e datata 1694, olio su tela entro cornice intagliata e dorata, dimensioni 223 x 301 cm.

 L'Amministrazione Comunale di San Pietro In Cariano ha restaurato nella Piazza Ara della Valle, tra il 2000 ed il 2008,  la Cappella dedicata a Santa Chiara d'Assisi, conosciuta come Chiesa dell'Ara, e l'adiacente edificio del Vicariato della Valpolicella, la Domus Vallis Pullicelle, che ne rappresentò la sede politica per quasi quattro secoli a partire dalla metà del Quattrocento.

Dal 1866 e fino all'anno 1980, fu utilizzato unicamente come sede Municipale del Comune di San Pietro in Cariano e, quando questa fu trasferita a Villa Rubinelli,  venne adibito principalmente ad Archivio Storico ed a sede della Polizia Municipale.

Prima dell'inizio dei lavori era stato previsto il trasferimento degli arredi e dei quadri presenti nella Cappella. In particolare la pala d'altare raffigurante  "Santa Chiara nell'atto di proteggere la Valpolicella" attribuita genericamente ad Alessandro Marchesini (1664/1738) presentava un elevato stato di degrado ed appariva quasi completamente ridipinta. Quando il quadro fu posizionato a terra si notò, oltre alla notevole maestria delle parti non ridipinte, che nell'angolo in basso a sinistra della tela era raffigurata la chiesetta ma che il limitrofo municipio era stato rappresentato con una diversa forometria e con due soli piani fuori terra. Si trattava quindi dell'unica testimonianza arrivata sino ad oggi dal 1452 dell'aspetto architettonico che aveva in origine il principale edificio pubblico della Valpolicella. Fu per questo motivo che l'Amministrazione Comunale ritenne opportuno intervenire al recupero dell'opera.

 Le operazioni di restauro, coadiuvate  dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etno Antropologici per le Provincie di Verona, Rovigo e Vicenza,  hanno riportato alla luce il valore artistico originale del prezioso dipinto del 1694 autografato da Alessandro Marchesini e confermato che la pala d'altare rappresenta la memoria storiografica del più antico ed importante Edificio Pubblico della Valpolicella.

 L'analisi storica e le operazioni di restauro hanno permesso di ritessere lo svolgersi temporale degli eventi che possono essere così sintetizzati:

  • Il quadro,  che simboleggia Santa Chiara nell'atto di proteggere la Valpolicella personificata da una fanciulla supplicante e individuabile nel paesaggio collinoso sullo sfondo, è un dipinto originale del 1694 autografato da Alessandro Marchesini.
  •  Una ricerca presso l'Archivio della Curia Vescovile di Verona ha accertato che la Cappella di Santa Chiara non risulta iscritta  nell'elenco delle Chiese di proprietà della Curia e neppure nel loro elenco degli Oratori o Cappelle private.
  • In un  faldone di miscellanee relativo al Comune di San Pietro In Cariano, custodito presso lo stesso Archivio della Curia Vescovile e che conteneva un insieme di comunicazioni originali coprenti un arco temporale dal 1400 al 1800 circa,  è stata trovata una cartellina, datata 1694, in cui erano conservati diversi documenti che hanno confermato che la Chiesa dell'Ara è sempre stata di proprietà dell'autorità civica, prima del Consiglio della Valle e successivamente dell'Amministrazione Comunale.

 Dalla documentazione esaminata particolare importanza hanno assunto in tal senso:

  • Il verbale della visita pastorale, datato mercoledì 17 febbraio 1694, in cui il Vescovo di Verona, dopo il restauro del 1687  della Cappella eseguito dal Consiglio Generale della Valpolicella,  benedice l'edificio, gli arredi ed i paramenti in quanto adeguati alle funzioni liturgiche.
  • Una copia autografa tratta dal Libro delle delibere del Consiglio della Valpolicella, sempre datata sabato 20 febbraio 1694, in cui, tra l'altro, si riporta la visita pastorale  del 17 febbraio 1694.
  • Un atto notarile, riconoscibile per il simbolo disegnato in basso a sinistra del notaio, datato lunedì 22 febbraio 1694, che rappresenta l'atto costitutivo patrimoniale della proprietà  perpetua relativa alla Cappella di Santa Chiara da parte del Vicariato e del Consiglio della Valle. Quest'atto fu redatto  probabilmente per evitare, dopo il restauro del 1687, che in futuro potessero nascere reclami di possesso dell'edificio da parte della Curia.
  •  Una lettera di Carlo Covato al Cancelliere Antonio Bozoni  del 4 marzo 1694 che attesta ulteriormente la proprietà del Consiglio della Valle della Cappella di Santa Chiara.

 Non risulta dai documenti rinvenuti se fu Nicolò Zavarise, Vicario della Valpolicella nell'anno 1693, o Bartolomeo Graziani, Vicario dal 2 febbraio del 1694,  a commissionare la pala d'altare ad Alessandro Marchesini poiché nel verbale della Visita Pastorale non si cita espressamente la presenza del quadro.

 È logico supporre che la concomitanza della data, 1694, con la benedizione della Cappella restaurata e l'esecuzione di un quadro chiaramente celebrativo dell'importante momento civile e religioso non sia casuale. Per la realizzazione di un quadro di quelle dimensioni è lecito pensare che, dal momento della commessa, siano passati dai quattro ai sei mesi. È quindi più probabile che sia stato Nicolò Zavarise, Vicario della Valpolicella nell'anno 1693, a ordinare al Marchesini il dipinto, anche se fu ufficializzato con la benedizione della Cappella il 17 febbraio 1694 sotto l'egida del suo successore da soli 12 giorni, Bartolomeo Graziani.

 Il Consiglio Generale della Valpolicella decise quindi di commissionare ad un pittore, già  di chiara fama in quel momento come il Marchesini, un quadro che fosse  d'ispirazione religiosa ma che, nel contempo, segnasse l'importanza del primato della comunità civile e politica. Si ritiene che fu per questo motivo che fece inserire nel paesaggio delle colline la sede del Vicariato, già allora primo edificio pubblico e politico da ben due secoli e, naturalmente, visto che era comunque destinato ad essere ammirato in un edificio religioso, anche la limitrofa Cappella di Santa Chiara.

 Per suggellare il primato della politica il Vicario chiese al Marchesini di nascondere parte della Cappella di Santa Chiara dietro il profilo iniziale della collina e dei vitigni. Non è pensabile che sia stata una iniziativa spontanea dello stesso pittore che ben si sarebbe guardato dall'offendere e mettere a rischio nuovi possibili incarichi da parte di committente potente come il Vescovo di Verona.

 Ad un osservatore attento il messaggio simbolico non sarebbe sfuggito, l'intero della politica contro il frammento della Chiesa, ma, probabilmente, il Vicario Nicolò Zavarise contò sulla sapienza pittorica del Marchesini per dissimulare e disperdere nel paesaggio collinare quello che avrebbe potuto, soprattutto allora, essere considerato un affronto intollerabile.

 L'analisi microstratigrafica ha potuto stabilire con certezza che la prima ridimpitura avvenne dopo il 1830, nel tardo ottocento.

 L'ultimo Vicario risale al  1805, anno della caduta della Repubblica Veneta e dell'arrivo dei francesi con  Napoleone Bonaparte e successivamente degli austriaci. Si ritiene improbabile che un Commissario del Distretto Amministrativo, nel periodo compreso tra il 1830 ed il 1866, possa aver avuto interesse a far ridipingere il quadro del Marchesini.

 È quindi ragionevole ipotizzare che, dopo circa due secoli, il quadro, anche allora estremamente deteriorato, sia stato ridipinto  per la prima volta, probabilmente nel 1866 o, forse, negli anni immediatamente successivi, in occasione della nascita del nuovo Comune di San Pietro In Cariano quando l'edificio divenne la prima Sede Municipale. È possibile che la coraggiosa scelta politica del Vicario della Valpolicella sia passata allora inosservata. La Cappella, che era comunque stata utilizzata solo per le cerimonie annuali e sporadicamente per qualche funzione religiosa, aveva perso importanza nell'uso e nella memoria degli abitanti.

 Un ultimo elemento che emerge dalla ricostruzione storica del quadro è che comunque la ridipintura dei due fabbricati nel dipinto avvenne  prima che l'edificio del Vicariato fosse ampliato e restaurato con l'aspetto attuale.

 Di conseguenza  il quadro del Marchesini testimonia l'aspetto che il Vicariato della Valpolicella aveva in quel momento e che risaliva a quello originario di quattro secoli prima. D'altra parte, se il Municipio fosse già stato ampliato, non è ragionevole pensare che il Sindaco di allora chiedesse di rappresentarlo con l'antico aspetto "deteriorato dal tempo". Se l'edificio nel 1866 fosse già stato ristrutturato il Primo Cittadino avrebbe certamente voluto che apparisse come era in quel momento, rimesso a nuovo, ampliato, rivestito con il bugnato di pietra e gli stemmi, a dimostrare l'importanza civile e politica del  Comune appena nato.

 La pala d'altare del 1694 di Alessandro Marchesini ha rappresentato sia un soddisfacimento  d'ispirazione religiosa per il tema scelto che la necessità di colmare una esigenza politica, visto che il committente, il Vicariato della Valpolicella, rappresentava la massima autorità civile dell'epoca.

 Per il Comune di San Pietro In Cariano, storica "Capitale della Valpolicella",  l'importanza della pala d'altare di Alessandro Marchesini rappresenta sicuramente non soltanto il recupero di un opera d'arte di grandissimo valore artistico e patrimoniale ma uno dei pochi testimoni documentali arrivati sino a noi di un periodo storico  particolarmente significativo.


 
 
  Site Map